di DANIELA ESPOSITO
Il centro studi e ricerche Diego Tajani si è costituito attorno alla figura storica, al pensiero e all’opera di Tajani, originario di Cutro dove nacque nel 1827. L’associazione è composta da studiosi e ricercatori insieme per promuovere il coraggio di Diego Tajani che fu il primo a parlare di mafia in Parlamento nel 1875.
Pertanto la cultura della legalità è il tema centrale del il sito internet www.centrostuditajani.it presentato l’8 giugno nella sala consiliare del Comune di Crotone. Presenti all’evento Maurizio Mesoraca presidente del centro studi e ricerche, Pino Condello direttore del centro studi e ricerche ed in videoconferenza Lanfranco De Franco assessore al Comune di Reggio Emilia, Giovanni De Simone sindaco di Vietri sul mare, Palmina Perri consigliera comunale di Reggio Emilia ed il commissario prefettizio di Cutro Domenico Mannino.
“Il nostro lavoro è iniziato molti anni fa, alla fine degli anni ’80 – dice Mesoraca – e in questi anni ho raccolto tutti i discorsi fatti da Diego Tajani in Parlamento. La presentazione del sito di oggi è solo la prima tappa perchè verrà presentato anche e Cutro, a Reggio Emilia ed a Vietri sul mare località di provenienza della famiglia di Tajani”.
Pertanto l’obiettivo dell’associazione è la divulgazione della cultura della legalità dai cittadini ai ragazzi delle scuole.
“Ci poniamo l’obiettivo di essere un presidio della legalità non solo a Cutro ma nell’intero Mezzogiorno. Crediamo sia necessario coinvolgere i giovani e le scuole per sradicare la cultura dell’illegalità e favorire un impatto sociale facendo conoscere a tutti la figura di Diego Tajani e i suoi storici discorsi; il messaggio da lui veicolato era chiaro “la mafia esiste ma non è invincibile e ci sono pezzi della politica italiana collusi con essa. Qualcuno ha utilizzato la mafia anche per lo scambio dei voti”. Per questo, oltre a proclamare, dovremmo creare dei collegamenti che permettano di sradicare la mafia dal tessuto sociale”.
Pertanto fare cultura, occupandosi della questione giovanile, è uno dei capisaldi del centro studi e ricerche.
“L’11, 12 e 13 giugno del 1875, – spiega Mesoraca – durante un discorso parlamentare durato tre giorni, il primo ad alzarsi e parlare di mafia fu proprio Tajani sollevando il velo su un aspetto importante: il radicamento della mafia, la collusione e la sua possibile sconfitta”.
“Il sito non è solo un contenitore storiografico – dice Pino Condello – ma tutta l’attività di studio e ricerca intende mettere in luce la figura coraggiosa di Diego Taiani. L’impatto sociale che desideriamo avere è tutto volto alla cittadinanza attiva e ai giovani, quindi mettiamo a disposizione quelle fonti, quelle risorse e la loro divulgazione per un fine esclusivamente culturale. Il rapporto con le scuole per noi è basilare, ai fini della divulgazione della conoscenza delle questioni che gravano sul territorio, in favore della legalità”.
“È un momento difficile per Cutro – dice il commissario prefettizio Mannino – bisogna estirpare dalla radice qualcuno di quei legami che hanno portato il comune di Cutro allo scioglimento per infiltrazioni mafiose. Ciò è avvenuto, non perchè tutto il contesto fosse mafioso, ma perchè qualche mela marcia ha fatto marcire buona parte del cesto di mele in cui si trovava. La criminalità organizzata mondiale si infiltra e trova terreno fertile nelle risorse umane, tra i più deboli e poi nei territori dove c’è maggiore ricchezza. La mafia, più di 20 anni fa, non era solo nei paesi della Sicilia ma aveva già dei legami stretti con i paesi europei. Solo nell’ ultimo decennio abbiamo capito come si muove la mafia nei territori e ciò ha permesso di mettere appunto tutte le misure per fermare le infiltrazioni. I giovani però non possono conoscere questo fenomeno attraverso la tv; devono sapere che la mafia non è buona, la mafia è cancro, la mafia uccide, e non solo gli uomini, ma anche l’economia e il lavoro. La scuola deve aiutare i giovani ad avvicinare le istituzioni perchè i ragazzi credono nella giustizia e nel dialogo con essa”.
In territori difficili da vivere, come quelli del Mezzogiorno, uno strumento di legalità efficace è senza dubbio la denuncia che, se usato senza timore, può fare da filo conduttore unendo con forza lo Stato agli enti preposti alla legalità e tutela dei territori, ed a questi anche le nuove generazioni.