Tajani antesignano dell’Antimafia
di ANTONIO ANASTASI
Forse non tutti sanno che Cutro, cittadina del Marchesato crotonese assurta, negli ultimi anni, a capitale mafiosa, essendo là radicata una super cosca di ‘ndrangheta, quella capeggiata dal potente boss Nicolino Grande Aracri, che comandava su mezza Calabria, parte dell’Emilia e della Lombardia e con ramificazioni all’estero, ha dato i natali a colui che per primo, nel 1875, sollevò in Parlamento il problema della criminalità organizzata, ne intuì la pervasività adottando misure straordinarie per contrastarla e nei suoi discorsi sosteneva la necessità di scongiurare accordi collusivi con lo Stato. Parliamo di Diego Tajani, nato a Cutro l’8 giugno 1827, ministro della Giustizia nei governi De Pretis III, VII e VIII, tra i primi a combattere la mafia con una legislazione speciale. Uno che, da magistrato, fece la guerra al questore e al prefetto di Palermo intrallazzati con la mafia. E che da avvocato assunse le difese di gente del calibro di Crispi e Garibaldi, battendosi per l’affermazione della priorità del matrimonio civile su quello religioso. A Cutro esiste un’associazione intitolata a Diego Tajani, presieduta dall’ex senatore Pci Maurizio Mesoraca, da tempo impegnata nella promozione della ricerca storiografica su questo illustre personaggio, originario di una famiglia di Vietri sul mare. A ripercorrere la straordinaria attualità di questa rilevante figura dell’epoca postunitaria oggi è lo stesso Mesoraca, che ha dato alle stampe, per i tipi di Rubbettino, il volume “Diego Tajani. Un cambiamento atteso un secolo e i nodi irrisolti dell’Italia”. Un breve excursus storico è d’obbligo. Figlio di Giuseppe Tajani e Teresina Fattizza, si laureò in giurisprudenza nel 1850 ed esercitò la professione di avvocato; nel 1858 assunse la difesa di Giovanni Nicotera e di altri superstiti della spedizione di Sapri, riuscendo a ottenere una significativa riduzione delle loro pene. Per questo, Tajani fu perseguitato dalla polizia borbonica e dovette riparare in esilio in Piemonte, dove entrò a far parte della magistratura subalpina. Nel 1859 partecipò da volontario nella seconda guerra d’Indipendenza, dapprima come soldato semplice, poi da uditore militare col grado di colonnello. Tornato a fare il magistrato, Tajani assunse importanti incarichi dopo l’Unità d’Italia, come quello di procuratore generale della Corte d’appello di Catanzaro dal 1867 al 1869, e di quella di Palermo dal 1867 al 1871. Durante il periodo palermitano, Tajani fu uno dei primissimi a combattere contro la collusione tra parte della polizia e la malavita organizzata, denunciando le coperture a esponenti mafiosi assicurate da politica locale e nazionale, e dimettendosi dopo che il questore – nei cui confronti aveva spiccato mandato di cattura, accusandolo di utilizzare i mafiosi per garantire l’ordine pubblico e dell’omicidio di un pregiudicato – da latitante era stato ricevuto dal ministro dell’Interno Giovanni Lanza grazie al cui appoggio ottenne l’assoluzione. Tajani si dimise rifiutando la promozione in Cassazione, inaugurando una stagione di magistrati dimissionari contro istituzioni colluse che ostacolavano l’attività giudiziaria. Eletto deputato nel 1874 nel collegio di Amalfi, divenne successivamente ministro di Grazia e giustizia nel biennio 1878-1879 e dal 1885 al 1887 nei gabinetti Depretis. Tra le sue battaglie anche quella per l’abolizione dei collegi uninominali. E ancora, fu vicepresidente della Camera dei deputati dal 1876 al 1880 e dal 1881 al 1886; senatore dal 25 gennaio 1896 per decreto di re Umberto I. Da avvocato Tajani prese parte a numerosi processi: nel 1875 difese Raffaele Sonzogno nel processo contro Luciani, nel 1878 fu il difensore di Francesco Crispi, accusato di bigamia, nel 1879 ottenne per Giovanni Passannante, attentatore di Umberto I, la grazia sovrana, e si occupò del divorzio di Garibaldi dalla contessa Giuseppina Raimondi. Morì a Roma il 2 febbraio 1921, all’età di 93 anni. Ma torniamo al libro. Basta uno sguardo alla copertina, che riporta una vignetta, degna del miglior Forattini, apparsa sul giornale il Pappapagallo” dopo un folgorante discorso alla Camera dei deputati: Tajani viene raffigurato mentre con un bastone combatte contro mostri che si chiamano “mafia”, “truffatori”, “camorra” e via discorrendo. Era l’11 giugno 1875 e Tajani, come ricorda nella prefazione Isaia Sales, tra i massimi esperti di mafie, era appena approdato in Parlamento con una fama di magistrato «integerrimo e severo». Le sue dimissioni avevano suscitato scalpore e la requisitoria di Tajani, nell’ambito del dibattito parlamentare per l’applicazione di provvedimenti straordinari di pubblica sicurezza, lasciò un segno. Non a caso Mesoraca lo definisce come il «primo parlamentare antimafia». Ma la figura di Tajani è per l’autore anche un pretesto per interrogarsi sul solco profondo che si è insinuato tra le comunità di Cutro e Reggio Emilia, meta dell’esodo di migliaia di emigrati ma anche di una cellula della super cosca di ‘ndrangheta su cui si è incentrato il processo Aemilia, il più grande mai celebrato contro le mafie al Nord. Mesoraca va alla ricerca di soluzioni, tenendo il pensiero di Tajani come punto fermo, una stella polare ancora in grado di fornire indicazioni utili per affrontare alcuni nodi irrisolti, dal mancato sviluppo del Mezzogiorno alla questione della laicità dello Stato, tutti temi rispetto a cui lo statista cutrese ebbe visioni da antesignano. Sulla “cutresità” di Diego Tajani lo storico locale Gino Camposano ha fatto vari approfondimenti ed è in grado di smentire chi sostiene che la nascita a Cutro fu un incidente di percorso di una famiglia originaria di Vietri sul Mare, tanto più che suo padre Giuseppe, capitano di gendarmeria, sposò una cutrese, Elisabetta Fattizza e che lo stesso Diego, in terze nozze, sposò un’altra cutrese, Teresina Foresta, da cui ebbe quattro figli. Gli altri discendenti poi rientrarono in Campania. Una sorta di gemellaggio culturale nel nome di Tajani, dunque, quello tra Cutro e Vietri sul mare, dove di recente il presidente dell’associazione cutrese intitolata a Tajani, del quale conserva gelosamente i discorsi parlamentari, alcuni pubblicati in appendice al libro, ha partecipato a un convegno sulla figura dell’ex ministro della Giustizia all’epoca della Sinistra storica. Per chi volesse approfondire i temi al centro del volume fresco di stampa, il prossimo 28 marzo, alle 17, si terrà a Crotone, nell’aula consiliare del Comune, un convegno per la presentazione del libro in occasione del quale, oltre all’autore, interverranno Domenico Guarascio, sostituto procuratore della Dda di Catanzaro, Piero Fantozzi, già direttore del dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’UniCal, Margherita Corrado, componente della Commissione parlamentare antimafia, Vittorio Emanuele Esposito, rettore dell’università popolare Mediterraneandi Crotone.